L’antico e imponente Castello di Rocca San Felice, la cui epoca di fondazione resta incerta, vanta un’antica storia. Pur ridotto allo stato di rudere, esso è tuttora in grado di regalare ai visitatori belle emozioni e paurose leggende che hanno come protagonista il fantasma di Margherita d’Austria.
La storia del Castello di Rocca San Felice e del suo borgo
Situato in un luogo strategico sulla linea di demarcazione dell’antico ducato di Benevento, il Castello di Rocca San Felice risultava già esistente in epoca longobarda con funzioni difensive e di controllo di un’importante via di comunicazione. Come spesso accadeva in passato, intorno ad esso, si sviluppò, sin dal tardo Medioevo, il piccolo e caratteristico borgo.
La prima notizia storica del borgo di Rocca San Felice è contenuta nel Catalogo dei Baroni, in cui si legge che il signore del Castellum Sanctis Felicis, tra il 1150 e 1160, era un tal Ruggero di Castelvetere, vassallo di Elia Gesualdo. Dopo la caduta del dominio svevo il piccolo centro e il suo Castello restarono in possesso della famiglia Gesualdo, a cui seguirono i d’Aquino, i Saraceno, i Caracciolo, i Reale e, per ultimi, i Capobianco, che governarono il feudo fino all’abolizione dei diritti feudali (1806).
Nel Castello di Rocca San Felice fu ospitato per un breve periodo Papa Leone IX. Nel periodo aragonese la struttura fu restaurata, per venire poi nuovamente danneggiata dal terremoto del 1456. Nel 1603 il Barone Francesco Reale ne curò infine il restauro.
La leggenda del fantasma di Margherita d’Austria
Secondo la tradizione locale, durante la dominazione degli Svevi, all’interno del Castello di Rocca San Felice fu rinchiuso nel 1236 Enrico VII di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II. La leggenda popolare narra che, nelle notti di luna piena, il fantasma di Margherita d’Austria, sua giovane sposa, si aggiri ancora tra i ruderi della fortezza in cerca del suo Enrico, a lungo sottoposto a dure sofferenze e tragicamente morto nel 1242, all’età di soli trentuno anni.
La struttura del Castello Longobardo di Rocca San Felice
In una stampa pubblicata nel 1783, il Castello appare con cortine murarie ancora integre e due torri cilindriche delimitanti un ampio spazio occupato da semplici abitazioni. Lo stato conservativo attuale della struttura, invece, rende visibili solo: il portale d’accesso alla fortezza che si trova oggi all’ingresso del Palazzo De Antonelli-Villani; un recinto murario in cui sono stati rinvenuti alcuni ambienti utilizzati a suo tempo come abitazioni o locali di servizio e il Donjon, massiccia torre cilindrica.
Eretto nel XII secolo e ridotto ora notevolmente in altezza, il Donjon si sviluppa verticalmente su quattro livelli: al primo era ubicato un magazzino e una cisterna per la provvista d’acqua, al secondo livello vi era la cucina, come si desume dalla presenza del pozzo e del forno-camino; mentre il terzo e il quarto livello svolgevano funzione residenziale. Un ponte levatoio in legno permetteva l’accesso al castello e, per motivi di sicurezza, era situato al terzo piano.
Vieni a visitare il borgo e il Castello di Rocca San Felice
Come purtroppo rilevato anche per altri siti archeologici simili, il trascorrere dei secoli, la sismicità del territorio e gli agenti atmosferici hanno molto negativamente influito sullo stato di conservazione generale del Castello di Rocca San Felice. Esso resta, tuttavia, sia per ubicazione vicino alle antiche fonti sulfuree della Mefite che per appuntamenti estivi festivalieri e gastronomici, in occasione dei quali è possibile degustare il pregiato Pecorino di Carmasciano, una delle visite più interessanti da fare ai resti delle nostre antiche fortezze irpine.