Il pellegrinaggio è storicamente un cammino lento di devozione verso un luogo sacro. A tal proposito, degno di nota è il tragitto percorso nel 990 dall’arcivescovo Sigerico di Canterbury che da Londra conduce a Roma e prende il nome di Via Francigena. Quest’ultima, con il passare degli anni, da Roma si è estesa verso la Puglia dando vita alla cosiddetta Francigena del Sud.
Le origini della Via Francigena
Il nome di Via Francigena si deve al fatto che le zone attraversate dai pellegrini, provenienti principalmente dalle diverse regioni del Sacro Romano Impero, erano sotto il dominio di Carlo Magno, re dei Franchi.
Il percorso ufficiale della Via Francigena ripercorre il tragitto compiuto nel 990 dall’arcivescovo inglese Sigerico di Canterbury che si recò da Papa Giovanni XV per riceve il Pallio: striscia di stoffa di lana bianca simbolo dell’investitura arcivescovile. L’arcivescovo annotò il suo viaggio di ritorno da Roma a Canterbury in un diario, elencando tutti i punti di sosta e le 79 tappe attraverso le attuali Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra. Tale documento, conservato al British Museum di Londra, costituisce la fonte del tracciato della Via Francigena.
Negli anni a seguire altri viandanti e pellegrini seguirono l’esempio di Sigerico generando una sorta di itinerario fai da te, lasciando indicazioni stradali per segnare il passaggio lungo il tragitto Londra-Roma. Tutte queste varianti, anch’esse documentate, condussero alla famosa conclusione che tutte le strade portano a Roma.
L’originale Via Francigena col tempo si è estesa oltre il colonnato di San Pietro in Vaticano proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d’imbarco per la Terra Santa ̶ altra meta religiosa di pellegrini e di crociati ̶ dando così vita alla cosiddetta Via Francigena del Sud.
Pertanto, nel complesso, il tragitto Francigeno si sviluppa per oltre tremila chilometri da Canterbury a Roma e verso Santa Maria di Leuca, alternando lungo le strade più antiche d’Europa paesaggi e percorsi di vario genere, da sentieri di montagna a vie campestri, da strade tra i cipressi ad altre ombreggiate da alberi solenni e secolari. Esso rappresenta l’unione tra l’Europa del Nord e l’Europa Meridionale e le Regioni da essa attraversate riconoscono gli stessi fondamentali principi di rispetto di culture, popoli, conoscenze, diversità.
Nel 1994 la Via Francigena, per l’importanza storica dei suoi 1800 chilometri da Canterbury a Roma, ottenne il riconoscimento di Itinerario culturale del Consiglio d’Europa. Nel 2001 è stata fondata l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) che, in un’ottica di turismo sostenibile, ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare sia lo storico percorso che i siti culturali e le zone rurali in esso compresi, coinvolgendo sia pellegrini e camminatori che associazioni ed Enti locali.
Attualmente il percorso ufficiale della Via Francigena è percorribile sia a piedi che in bicicletta, in parte anche a cavallo; si presenta di facile fruizione e adatto a tutte le età poiché non presenta difficoltà tecniche ed è sicuro.
Le tappe della Francigena del Sud
La Francigena del Sud comprende l’insieme di percorsi che da Roma conducono a Santa Maria di Leuca passando per le vie Appia e Traiana. Rientrano in questa rete ben 12 Comuni appartenenti alle province di Benevento e Avellino, nello specifico: Ariano Irpino, Buonalbergo, Casalbore, Castelfranco in Miscano, Ginestra degli Schiavoni, Greci, Montaguto, Montecalvo Irpino, Paduli, Savignano Irpino, Sant’Arcangelo Trimonte e Zungoli.
Questi comuni, unitamente alle Comunità Montane del Fortore e dell’Ufita, hanno sottoscritto nel 2015 un Protocollo d’intesa sull’Estensione alla Via Francigena del Sud della certificazione di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” e di adesione al Comitato europeo di Coordinamento Tecnico Interregionale (CECTI) della Via Francigena con l’obiettivo di portare avanti una comune strategia, al fine di promuovere tale itinerario sui propri territori, valorizzare i beni ivi presenti e implementare azioni di protezione e conoscenza del patrimonio culturale e ambientale di cui dispongono.
Nel 2019 l’Assemblea Generale Europea delle Vie Francigene ha votato all’unanimità l’approvazione del tratto della Via Francigena da Roma a Santa Maria di Leuca, proiettandoci verso Gerusalemme attraverso il Mediterraneo quale culla della civiltà e della spiritualità. L’estensione a Sud del percorso della Via Francigena è stata così formalizzata da parte dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) nella storica giornata in cui, per la prima volta, la citata Assemblea si è riunita nel Sud Italia, non a caso a Bari, considerata una delle città meta di pellegrinaggio nel Medioevo per la presenza delle reliquie di San Nicola. Le Regioni del Sud, pertanto, contro ogni preconcetto in cui sfortunatamente vengono spesso identificate, si sono coordinate per ottenere l’ambita certificazione del Consiglio d’Europa all’insegna di un legame che unisce le Regioni in Italia e l’Italia all’Europa.
L’obiettivo di chi ha sostenuto testardamente l’estensione della Via Francigena da Roma alla Puglia è quello di superare la definizione di Francigena del Nord e Francigena del Sud nell’ottica della realizzazione di un cammino unico che corre lungo tutta Europa, caratterizzato da una segnaletica uniforme e strutture di accoglienza certificate. Un viaggio nel Vecchio Continente a impatto zero e sostenibile teso a valorizzare i territori che attraversa.
Il percorso storico e culturale della Francigena del Sud che da Roma conduce a Santa Maria di Leuca costa di 900 km ed è stato poi ratificato dal Consiglio d’Europa nel novembre del 2020. Anche esso ripercorre un itinerario cristiano, l’Itinerarium Burdigalense, contenuto in un racconto del 333 d.C. di un anonimo pellegrino durante il viaggio da Burdigala, l’attuale Bordeaux, fino a Gerusalemme. Anche in questo caso, il racconto si riferisce al viaggio di ritorno del devoto che, dopo aver raggiunto la Terra Santa attraverso la Via Balcanica, sbarca a Otranto e risale la Penisola utilizzando l’antica Via Appia Traiana.
La tappa della Francigena del Sud a Casalbore: la Chiesa di Santa Maria de’ Bossi
Lungo la Valle del Miscano, affluente del fiume Calore, passavano le antiche vie di transumanza e le antiche vie romane Minucia e Traiana. La Francigena tra le province di Avellino, Benevento e Foggia, coincide quasi sempre con la Via Traiana.
A Casalbore la tappa della Francigena è collocata presso Santa Maria de’ Bossi: chiesetta rurale a pianta quadrata eretta all’ombra di grandi querce su una tomba monumentale romana (II sec a C.) di cui si ha la prima citazione nel 452 d.C.. Si tratta del più antico luogo sacro del paese, basti pensare infatti che nel tempietto, originariamente pagano, l’immagine del Dio o della Dea venne sostituita in epoca cristiana da quella della Vergine, Madre di Gesù, che fu denominata S. Maria dei Bossi. La chiesetta, abbandonata alla fine degli anni ’40 a causa del crollo del tetto, divenne una stalla e la statua della Madonna fu esposta nella chiesa Madre di Casalbore. Solo tra il 1975 e il 1976 vennero effettuati il rifacimento del tetto e un parziale restauro ma, nonostante ciò, resta ben poco degli stucchi originari.
Le Bolle della Malvizza a Montecalvo Irpino
Le Valli Miscano e Ufita erano considerate dai Sanniti e dai Romani luoghi popolati da spiriti misteriosi, sia benevoli che malevoli, con cui era opportuno instaurare buone relazioni. Secondo la leggenda le emissioni di fango e gas si sarebbero formate per lo sprofondamento voluto da Satana di un malefico taverniere, considerato suo pericoloso concorrente; questo era solito cucinare la carne dei suoi clienti, dopo averli uccisi e derubati, servendola ad altri poveri malcapitati alla sua taverna. Secondo un’altra leggenda, a far sprofondare in una voragine l’oste insieme alla servitù furono gli dèi adirati per le atrocità compiute verso i viandanti provenienti da Roma che venivano derubati e uccisi. La Malvizza è un lago di vulcanetti di fango perennemente ribollente con fuoriuscita di gas, dalle cui profondità si narra che, ogni anno, il 15 agosto si sentono provenire dei lamenti.
La tappa della Francigena del Sud a Greci
Una delle tappe più caratteristiche della Francigena del Sud è quella delle Tre Fontane a Greci, chiamata così proprio per la presenza di tre fonti di cui oggi ne resta visibile solo una. L’indicazione della località è posta dinanzi ad una vecchia scuola, aperta fino a circa quaranta anni fa e collocata di fronte a quella che era la zona abitata.
Tre Fontane è infatti il nome di un complesso architettonico rurale di epoca rinascimentale posizionato a 725 m. s. l. m. Le indicazioni apposte nei pressi della tappa informano che il complesso si compone di una grande masseria fortificata a pianta quadrangolare con un’ampia corte centrale, di una taverna di forma rettangolare e di un casale. Ognuno dei tre edifici, collocati a circa 200 m di distanza l’uno dall’altro, disponeva di una propria fonte sorgiva, da qui l’orige del toponimo Le Tre Fontane. L’edificazione dell’insediamento avvenne nel Cinquecento e fu occupato dal gruppo etnico arbëreshë (gli albanesi d’Italia), lo stesso che risiede a Greci e conserva tuttora la cultura e la lingua d’origine, ma non il rito bizantino. L’insediamento era inizialmente florido grazie all’intenso traffico di viandanti, mercanti e pastori, tant’è che la taverna era costruita sul tratturello Pescasseroli-Candela, una sorta di moderno autogrill. Quando i transiti si spostarono verso Ariano, iniziò la fase di decadenza.
A seguito degli interventi di valorizzazione della Francigena e del territorio sono state installate delle pensiline in legno, quali infrastrutture ricreative e turistiche su piccola scala, nonché la cartellonistica finanziata dal bando Psr Campania 2014-2020.
Lungo il tragitto si incontra un cartello con l’indicazione i Tre Confini, un punto di particolare interesse geografico perché qui si attraversa il confine tra Campania e Puglia e convergono tre confini provinciali: ci si trova al trivio tra le province di Benevento (Comune di Castelfranco in Miscano), Avellino (Comune di Greci) e Foggia (Comune di Faeto).
La Francigena in Irpinia
Quel che resta dopo aver percorso anche solo un tratto di questo percorso internazionale è l’emozione di entrare in un angolo di storia che si fonde con la leggenda, di percorrere un tragitto di fede e la scoperta di qualcosa di unico di cui il nostro territorio irpino può fregiarsi di essere parte.
Altro importantissimo valore aggiunto è la gente del posto, cordiale e simpatica nel raccontare aneddoti e gioiosa nel vedere persone interessate al luogo e alla loro cultura di origine albanese.
Lasciare a sé stesse queste zone sarebbe deleterio per tutta l’Irpinia e lo spirito del Protocollo d’Intesa, delle Amministrazioni locali e della popolazione segue sicuramente la medesima direttrice volta alla valorizzazione del territorio.
I nostri territori sono colmi di ricchezze storiche, naturali e umane che ne fanno qualcosa di unico, da scoprire anche per chi in Irpinia ci è nato, per farsi portavoce della cultura locale rispetto ai conterranei e ai viaggiatori di tutto il mondo.
Il cammino è metaforicamente anche un viaggio nella dimensione personale, portando colui che decide di intraprendere tale tragitto a vivere una nuova esperienza, a confrontarsi con i propri limiti e ad aprirsi a una modalità di fruizione del territorio di tipo slow alla scoperta di se stessi, circondati da storia, arte, cultura, tradizioni e natura.