Sublimando il compimento di un anello temporale, il 2022 segna per Sorbo Serpico il centenario dell’incoronazione della Madonna della Neve.
Nel fiume della celebrazione di questo culto si intersecano mille storie, altrettante suggestioni religiose e, ovviamente, molti significati simbolici.
L’incoronazione nella storia: dal 1922 al 2022
Dell’incoronazione del 1922 non si hanno moltissime testimonianze. Tuttavia, a favorire la ricostruzione storica, ci vengono in soccorso i racconti di Don Antonio Paradiso, attuale sacerdote della comunità, che abbiamo appena sentito e che ha offerto un aiuto fondamentale per la stesura di questo blog. Egli, in particolare, racconta che il parroco dell’epoca, Don Eugenio Porfido (originario della vicina San Potito Ultra) stilò – negli anni immediatamente seguenti – un piccolo libro concernente l’incoronazione del 1922.
La preziosa testimonianza, unica vera fonte scritta di memorialistica da cui attingere, svela come la maggior parte delle offerte giunse dal continente americano, in special modo dagli Stati Uniti, realtà simbolo dell’emigrazione in quell’epoca. In tale contesto, la trama sociale si fuse dunque con la celebrazione religiosa.
Con l’oro raccolto in paese furono invece forgiate le due corone: quella della Madonna e quella del Bambino, addobbate con qualche pietra vitrea.
Venendo al 2022, nelle celebrazioni di quest’anno sono state restaurate le due corone. In più, accanto alle pietre vitree apposte cento anni fa, è stato aggiunto un prezioso zaffiro naturale accompagnato da perle giapponesi. A decorare ulteriormente il lavoro, l’incisione che recita: “1922 – 2022”.
Accolta da unanime e condivisibile gaudio, l’incoronazione del 2022 rappresenta, secondo Don Antonio, l’esaltazione dell’identità di un paese che faticosamente resiste e che cerca riscatto proprio in tempi in cui, a detta di molti, la comunità sta andando a configurarsi come periferia esistenziale.
È la celebrazione di un sano orgoglio identitario che è riuscito a far scattare una coscienza di sé, issando un baluardo nella propria autopercezione.
Curiosità: leggenda e misteri
Lo sapevi che alla base del culto c’è una leggenda ormai plurisecolare? Già, perché le coordinate spazio-temporali dell’adorazione riportano le lancette della storia a fine 1400 e ci conducono, precisamente, presso la ridente cittadina di Sorbo, ai tempi appena fondata. Infatti – come ci tramanda la tradizione – i cittadini, appena dopo la peste, lasciarono Serpico e il suo maestoso castello (siti in montagna) per insediarsi a valle.
Qui subentra il fascino poetico di una leggenda che si è nel tempo nutrita di sole testimonianze orali e che narra di un contadino intento a falciare l’erba su una collina lontana dal centro abitato in un caldo agosto quando incontrò la visione celestiale della Madonna. Essa palesò dolcemente il suo desiderio di essere venerata, in un gesto che – aldilà di ogni umana comprensione – è un elogio ad una sacra ed immacolata delicatezza. Fu peraltro questa la cornice contestuale in cui si iniziò a costruire una cappella votiva che si ergerà anticamente a luogo di culto.
“La venerazione, più che di padre in figlio, cominciò a tramandarsi di madre in figlia” spiega Don Antonio, andandosi ad innestare quindi in un quadro, quello della società sorbese, in cui è tradizionalmente marcatissimo il ruolo della donna. Nel complesso, la comunità locale si mostrò sin da subito molto legata alla Madonna della Neve, a cui si deve un numero molto ingente di grazie, come testimonia il tantissimo oro – e l’altrettanto argento – ad Essa già donato.
Inoltre, sapevi che la Chiesa Madre di Sorbo Serpico è legata ad un mistero su cui ancora oggi si dibatte? Essa infatti ospitava il “Paliotto” del Fanzago, un altare che nel 1813 venne qui trasportato dal Duomo di Avellino prima di essere verosimilmente trafugato.
La Chiesa Madre di Sorbo Serpico
Il teatro principale dei giorni di celebrazione è la Parrocchia dei Santi Nomi di Gesù e di Maria, la poc’anzi citata Chiesa Madre. Fondata nel 1626, ha per anni rappresentato il secondo spazio di culto del paese, posta l’esistenza di un primo luogo dedicato a S. Martino nell’area del mulino, luogo purtroppo soggetto al decadimento del tempo e di cui oggi si conservano pochi ruderi, segnatamente dell’abside.
La Chiesa Madre è tuttavia – nel suo splendore e nitore – un posto molto significativo, in grado di trasmettere una mistica straordinaria ed una potenza simbolica considerevole, assumendo meta-significati non indifferenti.
Questo perché, oltre all’incommensurabile senso del luogo di culto, contiene opere d’arte di assoluto rilievo. A spiccare sono, in particolare: la “Immacolata” di Angelo Solimena (1656), la “Via Crucis” di Francesco Solimena e un busto di S. Pietro attribuibile ad Aniello Stellato. Tutto ciò conferma quanto il recarsi nella Chiesa possa costituire, oltre che un momento di fede, anche una straordinaria esperienza intellettuale e di crescita culturale; il tutto, peraltro, in una realtà comunale nella quale spiccano anche il grazioso centro storico e i ruderi dell’iconico Castello di Serpico.
Il programma del 2022
Dopo la novena di agosto, il programma si è aperto giovedì 1° settembre con una rassegna di toccanti canti devozionali alla Madonna a cura del cantore Pellegrino Vincenzo Romano. Il giorno seguente si è avuta l’incoronazione nella piazza antistante la Chiesa Madre con il Cardinale Enrico Feroci e il Vescovo Arturo Aiello. Sabato 3 settembre un’occasione di commemorazione dei caduti e, domenica 4 settembre, la festa patronale con processione e cerimonia per la Madonna Incoronata, momento di massima partecipazione.
Si ringrazia per la disponibilità Don Antonio Paradiso, sempre prodigo di racconti, testimonianze e preziosi aneddoti.