Il Parco archeologico di Carbonara ad Aquilonia

da | 10 Ago, 2023 | Storia | 0 commenti

Carbonara di Aquilonia, ghost town irpina

Vi piacciono le ghost towns? Allora Carbonara di Aquilonia fa per voi: un fascinoso borgo abbandonato nel mezzo dei campi di grano dell’Alta Irpinia che vi regalerà le stesse emozioni di un avamposto di pionieri del Far West, “o di una moderna Grozny”, come l’ha definita Paolo Rumiz. Ce ne sono anche altri, di paesi fantasma da queste parti, ma Carbonara di Aquilonia è speciale, perchè rimanda a eventi e drammi storici importanti.

Perché due nomi?

Aquilonia, Akurunniadd, è il nome dell’antica città osca che sorgeva in zona. Carbonara invece è il nome del villaggio succeduto nei secoli, poi però mutato in Aquilonia dopo il Risorgimento. Ma ne parliamo tra poco in dettaglio, ora che vi spiegherò meglio cos’è successo.

Le fasi della tormentata storia di Carbonara

Non immaginereste mai che un luogo oggi abbandonato possa aver visto tanti eventi cruciali nel corso della sua millenaria lunga vita: i più importanti – e drammatici – sono stati tre, eccoli nel dettaglio.

Le guerre sannitiche e la battaglia di Aquilonia

Nella zona che abbraccia il territorio tra Aquilonia Monteverde e Lacedonia, nel lontano 293 avanti Cristo, si svolse una delle principali battaglie delle sanguinose guerre sannitiche per il predominio sulle regioni dell’Appennino, che videro lungamente contrapposti Latini e Sanniti, e si conclusero con il prevalere definitivo dei Romani. Ma fu una vittoria che costò molto sangue e molte vite da una parte e dall’altra: basta pensare che le antiche cronache di Roma, per raccontarci la ferocia e la temibilità dei loro nemici sanniti, ci tramandano episodi relativi proprio alla battaglia di Aquilonia, in cui i giovani che si rifiutavano di combattere per difendere la loro terra dall’invasore romano venivano rinchiusi in un recinto e trucidati dai loro stessi commilitoni. Non a caso, persino centinaia di secoli dopo queste vicende, una delle maschere gladiatorie più applaudite nei cruenti giochi del Circo si chiamava appunto “il sannita”.

Tracce della presenza sannita e romana

Ma non solo, lo stesso Vincenzo Tenore, architetto e non che attuale direttore del museo Etnografico Di Aquilonia, con il quale abbiamo avuto la possibilità di confrontarci, ci indica numerosi resti della presenza sannita e romana in zona: “Dalle monete sannite, quella bronzea che riporta la scritta Akurunniar, al vasellame a vernice nera, – custodite nel museo irpino di Avellino e nel museo etnografico di Aquilonia – ai resti delle architetture romane quali il ponte Pietra dell’Oglio, che qualcuno identifica come il Pons Aufidi o comunque con uno dei possibili attraversamenti di una delle Variation della Via Appia che portava da Aquilonia a Venosa e i resti di un imponente mulino di epoca romana riutilizzato nel medioevo e che ormai giace sommerso nella diga dell’Osento.”
Inoltre sottolinea il direttore

“Vi è una lapide romana, frammento di rilevante importanza, murato come elemento di reimpiego nella parete sud della antica Badia di San Vito Martire. Quest’ultima rifondata sulle vestigia dell’antica abbazia di San Leonardo De Carbonara, che per ben due volte ospitò Carlo I d’Angiò e la sua corte in viaggio verso Bari e di ritorno verso Roma. Tale frammento di lapide raccomanda della presenza in loco di un quattuorvirio, Ofelio Sexto, uno dei quattro magistrati elettivi di un municipio romano, insomma quello che ad oggi sarebbe un odierno assessore comunale con delega all’edilizia, a cui qualcuno dedicava questa iscrizione.”

A Carbonara, una grande tragedia del Risorgimento italiano

È il secondo grande evento epocale che marchia il paese. Siamo nel 1860, esattamente al 1 di ottobre, c’è aria di grandi cambiamenti con l’arrivo al Sud di Garibaldi e dei Savoia, e i contadini locali provano anche loro a conquistarsi il riscatto dalla loro miserabile esistenza: aggrediscono i possidenti che li schiavizzano, e che hanno frattanto già manifestato simpatie sabaude, e ne uccidono nove, nell’illusione di essersi guadagnati finalmente la libertà loro promessa dall’esercito borbonico. La rappresaglia sarà terribile: ad avvenuto processo di unificazione italiana, un decreto reale sabaudo cancellerà l’esistenza e persino lo stesso nome di Carbonara, disponendo addirittura l’abbandono del borgo, e il suo reinsediamento poco distante, ma stavolta riesumando l’antica denominazione di Aquilonia, in memoria del suo glorioso passato. Omaggio che ha tutto il sapore di una tragica beffa, visti i presupposti da cui si origina.

Curiosità

In aggiunta, proprio in merito a questo periodo storico, Vincenzo Tenore ci racconta una curiosità: “Nell’aprile del 1861 i cittadini di Carbonara insorti contro i Savoia accolgono Carmine Crocco, al secolo Carmine Donzelli, leggendario brigante, inseguito dall’esercito regolare e in fuga da Monteverde verso Calitri. Riuscì a sfuggire così ai militari proprio grazie all’aiuto di alcuni cittadini.”

Il terremoto ad Aquilonia

Non c’è pace per la neonata Aquilonia. Il 27 luglio del 1930 viene rasa al suolo dal devastante terremoto del Vulture che colpisce la vicina zona; sarà perciò nuovamente abbandonata per un nuovo insediamento, che è quello dove si trova attualmente il paese.

Carbonara di Aquilonia oggi

E così siamo giunti a Carbonara di Aquilonia oggi: un’area di rovine disabitate dal grande fascino all’interno della quale è tuttavia possibile distinguere i resti di chiese e palazzi, di una piazza lastricata, quelli di una fontana monumentale e di un impianto castellare. Nel mezzo di un silenzioso deserto agreste battuto dal vento, in cui campeggiano all’orizzonte alte pale eoliche. Ma non solo, anche una bellissima realtà che è quella del Museo Etnografico di Aquilonia, un museo ricco di storia, al quale dedicheremo un approfondimento da non perdere!