La nocciola di Avella De.C.O.: un’eccellenza tutta da gustare

da | 13 Lug, 2021 | Sapori | 2 commenti

Che sia stato il frutto a dare il nome al comune millenario della bassa Irpinia o, viceversa, il territorio – abbondante sin dall’antichità in coltivazioni di Corylus Avellana –  a favorire la scelta del nome scientifico, ciò che resta indiscutibile è il profondo legame che unisce Avella e la Nocciola. In questa reciproca riconducibilità, infatti, risiedono la tipicità del prodotto e l’identità della cittadina archeologica, dove molte famiglie hanno un appezzamento di terra a nucelle. Di generazione in generazione, ci si reca tutti in campagna, a fine estate, per la raccolta: giorni di sacrificio, lavoro e condivisione.

La nocciola di Avella: Mortarella e la San Giovanni, le principali cultivar del Mandamento Baianese

Vasti noccioleti si distendono tra le colline avellane e mandamentali, ovvero tra i paesi della Valle del Clanio altresì produttori del prezioso frutto: Baiano, Sperone, Quadrelle, Sirignano e Mugnano del Cardinale, poi oltre, Monteforte Irpino. Terreni di coltivazione intensiva che godono di condizioni climatiche e caratteristiche geografiche tali da rendere una spiccata biodiversità; sono diverse, infatti, le varietà di nocciole qui coltivate. Le cultivar prevalenti sono la Mortarella e la San Giovanni.

La nocciola Mortarella, il cui nome deriva dal latino mortarium, “mortaio”, il recipiente utilizzato per triturare sostanze col pestello, è caratterizzata da un guscio marrone chiaro, leggermente striato, che racchiude un frutto medio-piccolo, ma di elevata qualità.

La nocciola San Giovanni o Sangiovannara, invece, presenta le medesime caratteristiche, ma una forma più allungata e schiacciata. Altre varietà come la Tonda Bianca, la Tonda Rossa, la Camponica e la Onn’ Aniello sono coltivate, ma non sono abbondanti.

L’importante riconoscimento del marchio De.C.O. per la nocciola di Avella

Con un dedicato progetto posto in essere per la valorizzazione e la tutela di un frutto tanto pregiato quanto identificativo, diversi attori del territorio, in primis l’Associazione di filiera Terrae Abellanae e la Commissione scientifica Comunale Nocciola di Avella De.C.O., hanno avviato e concluso nel dicembre 2020 la definizione del marchio territoriale “Nocciola di Avella De.C.O.”: il marchio di Denominazione Comunale d’Origine da attribuire alle aziende che entrano nel ciclo di produzione e lavorazione della Nocciola; un riconoscimento importante che sancisce non solo il legame con il territorio, ma soprattutto la promozione e l’avvaloramento dei prodotti tipici locali.

Perché non si tratta solo di raccolto e vendita: dalla coltivazione alla lavorazione, sono diverse le aziende agricole avellane che, seguendo un modello di filiera corta, si dedicano alla produzione di semilavorati di alta qualità. Durante ogni singola fase del processo, le significative proprietà organolettiche della Nocciola di Avella De.C.O. vengono preservate per conservare e garantire l’unicità di un prodotto d’eccellenza: la tostatura rende un aroma inconfondibile e un sapore unico e inalterato; i processi di lavorazione e trasformazione permettono di ottenere semilavorati gustosi, come granella, pasta e farina di nocciole, impiegate prevalentemente da imprese dolciarie, pasticcerie e gelaterie.

Dense creme spalmabili al cacao, composte per il 45% di nocciola, trovano il successo che meritano, per il gusto sano e genuino. Ma non solo. La versatilità del frutto, lo vede impiegato anche in altri settori agroalimentari: famosi il “Caso Moscio Avellano alle Nocciole”, formaggio pecorino naturale, a latte crudo, arricchito dal gusto dolce della nocciola, e il “Pesto di Nocciole e Tartufo”, ideale per condire primi piatti, entrambi prodotti da aziende locali.

Il valore di un prodotto tipico irpino

Coltivatori, produttori, aziende e associazioni hanno ben inteso il potenziale della Nocciola di Avella De. C.O. e soprattutto hanno prestato le loro singole realtà per camminare insieme lungo un percorso che possa definire e valorizzare un’unica esperienza di gusto. Perché quella che prima era una coltura marginale, per il consumo familiare, oggi diventa valore e attiva una magnifica economia che si tira dietro tutto il patrimonio gastronomico, naturalistico e culturale di questa meravigliosa terra.