In un luogo ameno circondato da una natura verdeggiante, al confine tra l’Irpinia e la provincia di Salerno, sorge l’antico borgo di Quaglietta, oggi frazione del comune di Calabritto e nota non solo per il suo meraviglioso castello medievale, ma anche per i suoi gustosi prodotti tipici, tra cui il peperone quagliettano, apprezzato in entrambe le sue varianti
Papaiole e spungulicchi a tavola nella Valle del Sele
In un territorio reso rigoglioso dal percorso del fiume Sele e da condizioni climatiche favorevoli, collocato a metà tra i comuni di Senerchia e Calabritto, prende vita la coltivazione di questo prodotto, presente in due diverse tipologie.
La prima è la papaiola, nota anche con il termine di papazzo: un ortaggio dalla forma tondeggiante, i cui esemplari più grandi costituiscono l’ingrediente principale per i tradizionali peperoni imbottiti con mollica di pane, olio, alici e aglio, mentre i più piccoli vengono messi sotto aceto e successivamente utilizzati per insalate e contorni.
La seconda è lo spungulicchio, assimilabile, per caratteristiche e proprietà, al peperoncino tradizionale, dal sapore decisamente piccante e dalle dimensioni più grandi, utilizzato fresco come condimento, oppure essiccato.
Come nasce il peperone quagliettano: dalla macinazione alle ‘nzerte
Al peperone quagliettano viene associato un processo di produzione molto accurato che prevede, in ogni caso, il ricorso alle normali tecniche di trapianto, sarchiatura e concimazioni. Tra le due tipologie sopra menzionate, lo spungulicchio è quella probabilmente più nota per quanto concerne le due fasi di macinazione ed essiccazione.
La macinazione viene effettuata nel periodo autunnale, con appositi macinini di vario tipo, dopo una leggera tostatura in forno. L’essiccazione avviene successivamente all’aria aperta, al fine di ricavare polvere da aggiungere prevalentemente agli insaccati: durante questa fase, il prodotto viene infilato all’interno di uno spago, insieme ai suoi simili, al fine di creare quelle che, nel dialetto locale, vengono definite ‘nzerte. La polvere ottenuta viene, quindi, conservata all’interno di appositi contenitori di latta o di vetro, talvolta per periodi di tempo anche molto lunghi.
Il peperone quagliettano tra storia e tradizione
La bontà del peperone quagliettano non è nota soltanto agli abitanti della Valle del Sele. Già da diversi anni, questo prodotto è inserito nella lista dei Prodotti Artigianali Tradizionali, stilata dalla Regione Campania: la descrizione fornita dall’Assessorato all’Agricoltura riporta, infatti, sia la suddivisione tra papaiole e spungulicchi, sia il processo produttivo che contribuisce a rendere tale ortaggio un’autentica eccellenza del borgo medievale.
Molte sono le iniziative che si susseguono a Quaglietta, al fine di promuovere questa specialità territoriale, legandola alla storia del borgo e ai suoi personaggi. Memorabile, ad esempio, è l’evento tenutosi nell’estate del 2014, dal titolo “Seduzioni al Peperoncino Quagliettano del Conte Giacomo Arcucci di Capri”, seconda tappa della rassegna “Un Gran Tour in Irpinia lungo sei secoli tra storia, tradizioni ed enogastronomia”: un tentativo, ben riuscito, di associare il gusto del prodotto tipico locale alla figura trecentesca del conte di Minervino e Altamura, amante della regina di Napoli Giovanna I d’Angiò, da cui ricevette, tra i vari possedimenti feudali, anche Quaglietta.