Il Santuario Abbazia di Montevergine, tra i più antichi dell’Italia meridionale, si erge imponente sul monte Partenio a 1200 metri di altitudine, nel comune di Mercogliano. Realizzato per volere di San Guglielmo da Vercelli come faro di devozione alla Madonna, chiamata affettuosamente dai fedeli Mamma Schiavona, il Santuario vanta una lunga e interessante storia che, ad oggi, pochi conoscono.
La storia del Santuario Abbazia di Montevergine
L’originario complesso religioso fu realizzato per volere di San Guglielmo da Vercelli, il quale, abbandonato il sogno di condurre vita eremitica, nella prima metà del XII secolo, decise di costruire a Montevergine, insieme ai suoi primi discepoli, un faro di devozione alla Madonna, consacrandole sul Monte Partenio una chiesa e dedicandole il primitivo cenobio. Negli anni a seguire sorsero numerosi monasteri alle dipendenze dell’Abbazia del Monte Partenio dando vita alla Congregazione Verginiana.
Il massimo splendore dell’istituito si ebbe nei secoli XII-XIV quando papi, re, principi e grandi feudatari fecero a gara nell’arricchire Montevergine di doni. Tuttavia, a questo lungo periodo di splendore della Congregazione Verginiana, seguì una fase di decadenza provocata dal grande scisma d’Occidente.
A questo fatale declino seguì, nel 1588, la rinascita spirituale, artistica e culturale del Monastero fino a quando, a causa degli eventi sismici che scossero l’Irpinia nei secoli successivi, subì ingenti danni durante il terremoto del 1732 e, pochi anni più tardi, fu colpito dalle conseguenze delle leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi.
Quando nel 1868 il Consiglio di Stato revocò l’ordine di soppressione economica delle abbazie, il Santuario, rientrato in possesso dei beni di cui era stato privato, tornò a godere della sua fama e della crescente presenza di fedeli, divenendo uno dei più visitati del Sud Italia.
Durante la seconda guerra mondiale, per proteggerla da eventuali bombardamenti anglo-americani, nel Santuario fu nascosta la Sacra Sindone. Precisamente essa fu posta sotto l’altare del Coretto da notte del cenobio, pregevole manufatto ligneo del Seicento, e qui vi rimase fino alla fine della guerra.
Il Santuario Abbazia di Montevergine oggi
Il Santuario di Montevergine, oggi noto come una delle 6 abbazie territoriali italiane, ogni anno accoglie numerosi turisti che vi giungono per venerare la Madonna. Dal piazzale antistante parte un’imponente scalinata angolare che conduce all’ingresso del complesso religioso, caratterizzato da due chiese: la Basilica Antica e la Basilica Cattedrale.
La Basilica antica, originariamente in stile gotico, a seguito dei numerosi restauri, che hanno riguardato l’ampliamento dei suoi ambienti non più in grado di ospitare la comunità monastica e il numero sempre più crescente di fedeli, ha assunto tratti tipicamente barocchi.
La Basilica Cattedrale, costruita a partire dal 1952 e aperta al pubblico nel 1961, è caratterizzata da una struttura a tre navate e ospita un trono marmoreo che accoglie la taumaturga immagine della Madonna.
Intorno alle due chiese si snodano numerosi ambienti, tra i quali: tre chiostri, la Cripta e il MAM (Museo Abbaziale di Montevergine), istituito nel 2000 per raccogliere le testimonianze sulla devozione popolare.
Del complesso fa parte anche la liquoreria del Palazzo Abbazia di Loreto dedita alla produzione di numerosi e rinomati liquori quali Anthémis, Amaro benedettino, Anisetta, Partenio, Romito, Verginiano e Brandy.
La storia di Mamma Schiavona: la Madonna di Montevergine
L’icona della Madonna di Montervergine, realizzata da Montano D’Arezzo su tavole di pino, raffigura una Madonna nera seduta sul trono che, con sguardo amorevole, stringe tra le sue braccia Gesù Bambino. Entrambi hanno l’aureola, ma solo Gesù ha ancora la corona d’oro, dono del Capitolo di San Pietro in Vaticano nel 1712, perché quella della Madonna è stata trafugata nel 1799. A completare il dipinto ci sono alcuni angeli che contornano la figura. Al di sopra del quadro è posta la seguente iscrizione: Nigra et formosa es, amica mea.
Intorno alla Madonna di Montevergine ruotano tante storie, leggende e tradizioni che uniscono sacro e profano. Roberto De Simone nella sua raccolta Rituali e canti della tradizione in Campania celebra la Madonna nera con queste parole: «esse sono tutte belle, tranne una che è brutta e perciò fugge su di un alto monte, Montevergine» . Ciò perché, secondo la tradizione, le Madonne sorelle erano 6 bianche e una nera e quest’ultima, la Madonna di Montevergine, considerata la più brutta per il colore della sua pelle, offesa, si rifugiò sul monte Partenio, giustificando così la sua fuga: «si jo song brutta allora loro hanna venì fino è cà ‘n gopp a truvà!», cioè “se sono brutta, allora loro dovranno venire fin quassù per farmi visita!”. Da qui l’appellativo Schiavona, cioè straniera.
Un’altra leggenda narra che nel 1256 la Vergine liberò due giovani omosessuali che, a causa del loro amore, erano stati allontanati dal paese e legati ad un albero sul Monte Partenio, in modo che morissero di fame o sbranati dai lupi. Da allora la Madonna nera, simbolo di protezione degli ultimi, dei deboli, dei poveri e degli emarginati, è divenuta la più bella delle sorelle, tanto da essere festeggiata due volte all’anno: il 2 febbraio in occasione della Candelora e il 12 settembre nella tradizionale Juta a Montevergine.
Come raggiungere il Santuario di Montevergine
Collocato in un contesto paesaggistico di straordinaria bellezza, il Monastero è facilmente raggiungibile in auto oppure grazie a una delle funicolari più ripide e veloci d’Europa che, in soli 7 minuti, conduce i fedeli dalla stazione di Mercogliano al Santuario. Gli amanti del trekking, invece, possono percorrere il Sentiero dei Pellegrini o Sentiero di Mamma Schiavona che, partendo dal centro di Ospedaletto d’Alpinolo, in qualche ora conduce al Santuario.
Ora che ne conosci la storia, andrai a visitare l’Abbazia di Montevergine? Racconta nei commenti la tua esperienza!