Il Venerdì Santo di Vallata: tra fede e folklore

da | 15 Apr, 2022 | Fede | 0 commenti


Dal 1541, anno in cui la locale comunità ebraica si convertì al cristianesimo, in Irpinia si svolge una delle manifestazioni più antiche del sud Italia legata ai riti pasquali: la processione del Venerdì Santo di Vallata. I preparativi per la via crucis cominciano dal giovedì santo con la lavanda dei piedi in Caena Domini, a seguito dell’entrata festosa di Gesù a Gerusalemme. Procede con la cattura e il tradimento di Giuda, il processo davanti a Pilato e la flagellazione per poi terminare il Venerdì santo, giorno in cui viene rievocata la passione di Cristo con una commossa processione per le vie del borgo irpino.

La processione del Venerdì Santo a Vallata

Antichi ritmi di trombe e tamburi eseguiti con solennità malinconica e penetrante cadenzano il passo del corteo, che si appresta alla rievocazione della passione di Cristo. A sfilare centinaia di soldati e centurioni di tutte le età, compresi i bambini. Un tempo, infatti, la vestizione segnava la presentazione ufficiale dei ragazzi alla comunità.

Le armature indossate per questo evento spesso sono realizzate a mano dalle sapienti mani delle sarte del posto e tramandate di padre in figlio. I centurioni romani sono divisi in due numerosi Squadroni, uno dei Piccoli e uno dei Grandi, rispettivamente preceduti uno dall’Aquila latina con due alabardieri e dalla guida, e l’altro da Cesare Imperatore accompagnato da Lictores, il capo squadrone, e da Pilato. A supporto del nucleo della processione sfilano i cosiddetti Misteri settecenteschi: il calice, i chiodi, i flagelli e le spine accompagnati da tele di antica fattura, oggetti simbolo rappresentanti le scene di vita e di morte di Cristo, con frasi del racconto evangelico di San Giovanni.

L’atmosfera ricreata consente di far avvertire alle persone, una fascinazione immediata per l’interpretazione resa dai singoli personaggi e dai gruppi che risultano pienamente immedesimati nel loro ruolo. Risalta all’occhio la particolare connotazione di un impianto scenico possente e maestoso, che induce silenzio e commozione, pietà e suggestione.

Una rappresentazione, questa di Vallata, ricca di materiali iconografici tra cui il Gonfalone della morte che è la tela più antica della processione, risalente alla fine del 600. I simboli laici dell’impero romano anticipano il feretro del cristo morto circondato dai medici del paese e la statua dell’Addolorata accompagnata da bambine vestite a lutto con il velo nero sul capo. Ad arricchire quest’atmosfera di liturgica introspezione sono i cantori vestiti con mantello nero e corona di spine, che intonano, con una melodia popolare improvvisata, i versi della Passio Christi di Pietro Metastasio.

Verso sera, al termine della sfilata, vengono messi in scena i momenti più salienti della flagellazione e crocifissione del Cristo. Gli spettatori, accorsi da vari paesi dell’Irpinia, assistono alla rappresentazione con animo commosso.

Quest’antica manifestazione costituisce indubbiamente l’evento più significante dal punto di vista socio-religioso e culturale per l’intera cittadinanza vallatese, e non sono pochi coloro che anche da molto lontano si recano a Vallata per assistere a questo momento magico di incontro tra religiosità e tradizione.