Li Squacqualacchiun e la sagra della Tomacella

da | 25 Gen, 2024 | Eventi | 0 commenti


Nel paese di Teora, alle porte del Carnevale, una strana e grottesca figura si aggira per le strade. La testa è completamente coperta da un cappuccio che si trasforma in una maschera lasciando intravedere solo gli occhi. Vestiti di stracci portano sempre tra le mani un bastone con appesi all’estremità dei campanacci, per attirare l’attenzione con rumori misteriosi e cupi. Ad essi si aggiungono gli immancabili aghi di pino necessari per i loro riti o per maledire chi non esaudisce i loro voleri. Vicolo dopo vicolo girano incessantemente senza una vera meta o un vero scopo se non quello di disturbare la quiete degli abitanti o di qualche avventore di passaggio, si lanciano in gesti “spinti” o burle, per poi scomparire fra grosse risate risucchiati nel buio del paese.

Le origini degli Scquacqualacchiun

Il nome di questa antica maschera sembrerebbe legarsi ad una voce dialettale ovvero “squacquarat” che significa “trasandato”, riferendosi alla sua apparenza e ai suoi poveri vestiti. Le sue origini, invece, sembrerebbero essere molto più controverse e difficili da tracciare. Alcuni sostengono che la sua nascita sia da far risalire ad antichi riti pagani ma ancor di più ai famosi riti dionisiaci, che erano un momento di pura evasione, felicità e libertà. Altri ne sottolineano il valore storico riconoscendola come un vero e proprio simbolo della lotta alla casta dell’Ottocento. Si racconta, infatti, che in occasione del 17 gennaio, la festa di Sant’Antonio nel pieno degli scontri tra latifondisti e contadini, un gruppo di ex-braccianti, diseredati, dai vestiti trasandati (da qui il richiamo al personaggio odierno), entrarono a Teora per razziare i grandi e ricchi proprietari terrieri e i cittadini, senza risparmiare nessuno. Il paese ha così deciso di riproporre questa maschera in segno di riconoscenza come icona contro le ingiustizie e i soprusi di quel tempo.

La maschera di Teora

La maschera si compone (dal basso verso l’alto) di :
Gambali (in dialetto teorese gammer’) – Coprivano parte delle scarpe, arrivavano fino al ginocchio e servivano per evitare di sporcarsi durante le attività contadine, in particolare nel lavorare la terra, azione svolta nel periodo autunnale-invernale (periodo della semina).
Panciotto di pecora – Usato per proteggersi dal freddo, rigorosamente in pecora e stretto con dei lacci in pelle
Il mantello (mantiedd’) – Solitamente di colore rosso, in lana, portato sopra gli abiti per proteggersi dal freddo ma sopratutto, dalla pioggia o dal vento.
Le catene e i bastoni – Usati per vari scopi nell’agricoltura, dagli Squacqualacchiun erano invece usati come strumento intimidatorio e di offesa.
Le campane – Indossate al collo servivano per incutere paura al loro arrivo.
Copricapo in lana – Rivestivano la testa fino al collo lasciando scoperta solo parte della faccia, e serviva per mascherare la propria identità.

La Sagra delle Tomacelle

Ogni anno in concomitanza con la tradizionale festa degli Squacqualacchiun, il 26 e il 27 Gennaio, è organizzata anche la Sagra delle Tomacelle, dedicata ad uno dei piatti più conosciuti ed apprezzati di Teora. La tomacella non è altro che una polpetta con base di frattaglie di maiale, rafano e l’immancabile formaggio grattugiato, da accompagnare rigorosamente con un bicchiere di vino rosso. Il programma dei due giorni è ricco, pieno di eventi e spettacoli, ma non solo, infatti tra le tante esibizioni potrete avere la possibilità di provare diversi prodotti locali. Un momento molto importante è quello dedicato all’accensione del falò, “lu pagliar”, intorno al quale gli Squacqualacchiun girano e danzano, lanciandosi nei cosiddetti TURNIEDD’ (o turniate) giravolte intorno al fuoco e salti sui tizzoni ardenti, riconnettendoci così ad un tempo antico e di rituali misteriosi. Più tardi, quando il manto della notte è più freddo che mai, nel centro del paese, ci si riunisce per il volo dello Squacqualacchione infuocato. Una sorta di fantoccio che brucia, posizionato in un punto alto, viene fatto scivolare scacciando simbolicamente tutti i mali durante la discesa, sotto gli occhi meravigliati dei presenti. Ad accompagnare questi giorni di festa ci sarà tanta musica e anche divertimenti per i più piccoli.


Una festa da non perdere

Durante i tanti eventi, Teora si colora di gioia, e di autenticità, portando avanti tradizioni ed usi che hanno segnato la sua storia. Tra il crepitio del fuoco e l’irresistibile profumo del cibo tradizionale, sarete avvolti da una magia unica che il nostro territorio è in grando di offrire. Vi invitiamo, in conclusione, a vivere insieme un’esperienza davvero incantevole, in compagnia dei simpatici Squacqualacchiun che saranno pronti ad ingegnarsi per farvi cadere in qualche burla o a tendervi qualche scherzo. Vi lasciamo con una filastrocca per prepararvi all’evento!

La vita non è bella se almeno una volta non provi la tomacella
E se vuoi una cosa di fino accompagnala con un bel bicchiere di vino
Per capire come fare a Teora devi andare,
a ogni fine Gennaio con il tempo marpione ti aspetta la sagra e Lo Squacqualacchione

Emidio Lepore